«Tutto è più buono con il burro». Lo diceva la nonna di Christine Lagarde. “Madame le Directeur” del Fondo monetario internazionale è stata ospite oggi pomeriggio alla Fondazione Corriere della Sera. La quarta donna più potente al mondo, intervistata da Beppe Severgnini ed Emma Bonino, a un certo punto ha estratto dal cappello la citazione familiare per ragionare di heureuse décroissance, la decrescita felice.
Un’idea dell’economia al confine con la filosofia, in difesa della quale nacque pure un Movimento che ne dà la seguente definizione: «È una rivoluzione culturale che non accetta la riduzione della qualità alla quantità, ma fa prevalere le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative. La decrescita non è la riduzione quantitativa del prodotto interno lordo. Non è la recessione. E non si identifica nemmeno con la riduzione volontaria dei consumi per ragioni etiche, con la rinuncia, perché la rinuncia implica una valutazione positiva di ciò a cui si rinuncia. La decrescita è il rifiuto razionale di ciò che non serve».
La crescita è indispensabile «se si vuole ridurre il disavanzo, per innovare e creare posti di lavoro», spiega Lagarde. Allo stesso tempo però «non deve avvenire a qualsiasi condizione, deve essere equilibrata e inclusiva». La decifrazione della sentenza iniziale è allora semplice: anche il burro arricchisce in gusto ma non bisogna farne un uso privo di criterio.
Le metafore culinarie recano in sé un’efficacia stilistica difficile da eguagliare. E il concetto comunicato dall’ex Ministro dell’economia francese guadagna in quella chiarezza immediata che le disquisizioni tecniche del settore raramente raggiungono. Il potere evocativo è una delle cause tanto che il repertorio si potrebbe estendere così su due piedi ad altre pietanze: la parmigiana di melanzane grigliate anziché fritte, le lasagne senza besciamella, le gallette al posto del pane, e via discorrendo. La heureuse décroissance è un po’ tutta quella roba là.
Con l’immagine del burro Lagarde ha fatto una buona scelta. E ha dato la sua ricetta, manco a dirlo, contro la crisi.